martedì 27 gennaio 2015

Su "Le Materie Prime della coscienza" (un altro estratto)



«Su Le Materie Prime della coscienza» è un estratto dell’«Introduzione» (del medesimo libro)


Quest’opera è la continuazione del Tragico Amore (cioè del proseguimento del mio primo saggio La struttura concreta dell’infinitonegare la «storia dell’uomo», oltrepassando il pensiero di Severino).
Le Materie Prime della coscienza è un ben più ampio arricchimento del modo in cui il linguaggio designante la verità autentica è assegnato al proprio eterno sviluppo. L’affacciarsi, in questo libro, del prevalere della soluzione di nuovi problemi filosofici è l’affacciarsi del prevalere dell’esplicitazione di ciò che nei miei saggi precedenti rimane prevalentemente implicito. Tutto ciò che nasce (si affaccia, affiora, sopraggiunge, incomincia) e muore (si dilegua, si congeda, finisce, si conclude) è infatti il nascere e morire del prevalere di tutto ciò che nasce e muore; non solo: tutto ciò che nasce e muore appare all’interno di sé stesso in quanto è la struttura infinita dell’essere, la quale non nasce e non muore (nel senso che di essa nasce il prevalere del proprio non affiorare e non dileguarsi nel nulla assoluto). Inoltre, tutto ciò che prevale è tale rispetto a tutto ciò che non prevale: dapprima, è necessario che prevalga la contraddizione delle finite parti cangianti (che il Tutto eterno avvolge), per poi lasciare che prevalga la verità del Tutto eterno: la parte prevale su sé stessa in quanto Tutto (che non prevale), e il Tutto prevale su sé stesso in quanto parte (che non prevale): il prevalere della parte (cioè la Prima Volta, ossia il tracciato finito del prevalere del dolore cioè del divenire cioè della tragicità cioè dell’unione tra l’oblio del passato, l’indecifrabilità del presente temporale e l’imprevedibilità del futuro) è la parte come differente da sé in quanto Tutto, e il prevalere del Tutto (cioè il Ritorno, ossia il sentiero limitato del prevalere della quiete cioè dell’eternità cioè dell’Amore cioè dell’unione tra la rimembranza del passato, la decifrazione del presente temporale e la previsione del futuro) è il Tutto come differente da sé in quanto parte.
Ogni coscienza (cioè ogni essente, l’Io assoluto del Tutto infinito ovverosia dell’Uno indivisibile) è, dall’eternità e per l’eternità, identica a sé stessa, ossia è, appunto, ogni coscienza; e lo è attraverso un numero finito di modi in cui ogni coscienza stessa, in quanto volontà errante di potenza (cioè in quanto parte, modo, differenza, tempo, luogo, individuazione), si illude di essere soltanto una delle coscienze che, nella loro identità infinita, sono lo stesso Uno infinito che, già da sempre e per l’infinità, si oppone al niente assoluto. «Ognuno di noi» è in verità, cioè, la visione eterna delle proprie finite modalità attraverso le quali il prevalere delle coscienze dell’Universo si fa innanzi, vive in un certo modo temporale e muore in eterno.
In questo preciso istante appare, nello scenario che io vedo e cioè che io stesso sono, un certo numero di essenti che la mia mente, pur sapendo che essi son segni di altri istanti (sia della mia vita che di ogni altra che appare nell’intero Universo che io stesso sono in verità) e il preciso volto specifico che mi caratterizza distinguendomi dall’altrui coscienza, non è prevalentemente in grado di decifrarli nel loro volto concreto, e quindi li interpreta (ossia vuole alterare il loro vero volto) chiamandoli «computer», «tavolo», «libro», ecc., e, per quanto riguarda quel preciso volto specifico, «quel certo individuo umano, Marco, che in questo istante scrive sul computer, ecc.».
L’Uno infinito vede la sincronia dei propri istanti nel modo diacronico in cui dal prevalere della differenza specifica tra le «Materie Prime» procede verso il prevalere della relazione specifica tra queste stesse Materie Prime; l’unione di queste due prime prevalenze è la Prima Volta, seguita dal Ritorno delle stesse coscienze della Prima Volta.
Le Materie Prime sono particolari specificazioni (del Tutto) che, nel loro semplice distinguersi, prevalgono a partire dalla primissima serie di eventi che l’Uno eterno include (il primo dei quali è la vita dell’Inizio); mentre, tali Materie Prime, in quanto specificatamente intrecciate tra di loro, formano una serie finita di «Regni Di Similarità Prevalenti» (tra cui il «Regno Della Similarità Prevalente» in cui consistono, almeno, il «regno umano» e il «regno animale»), i quali Regni incominciano a prevalere in seguito al prevalere di quella primissima serie di eventi.
Il sottotitolo di questo saggio, cioè «con un Manuale di storia della Filosofia, agli occhi della verità autentica», si riferisce appunto allo svolgimento interno al Regno Della Similarità Prevalente, e cioè alla dominazione del regno animale, della «Filosofia Mitico-Orientale», della «Filosofia Occidentale», della «Filosofia Planetaria» e della «Filosofia Del Regno Della Similarità Prevalente» (quest’ultima Filosofia essendo la «volontà pubblica di potenza», le precedenti Filosofie – compresa quella del regno animale – formando la struttura della «volontà privata di potenza», e tenendo presente che la volontà privata di potenza è inclusa in sé stessa in quanto volontà pubblica di potenza). Ma, poi, quel sottotitolo si riferisce, propriamente, all’intero svolgimento che dal prevalere della Filosofia (cioè della coscienza) dell’Inizio va verso il prevalere della Filosofia della vita dell’Ultimo; ed è proprio per questo motivo che, in quel sottotitolo, compare l’espressione «agli occhi della verità autentica», nel senso appunto che, al di là di alcuni problemi (che rimangono ancora aperti) intorno a determinati elementi delle varie dominazioni interne al Regno Della Similarità Prevalente, la struttura di fondo della volontà interpretante che intende testimoniare il Tutto autentico degli eterni è una struttura che, nel suo essere accerchiata da sé stessa in quanto volontà non-interpretante della verità infinita dell’Uno, è manifesta nella sua innegabilità.

Questo libro si chiude, poi, con l’esposizione del fondamento per il quale si stabilisce il senso autentico dei «numeri» (cioè delle differenze del Tutto), in particolare del «numero pari», del «numero dispari», delle «operazioni aritmetiche» e del «numero cardinale».

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